Legambiente presenta i dati sull’inquinamento atmosferico:
– Firenze città malata da biossido di azoto (NO2) prima a livello nazionale
– Firenze, Lucca, Prato con superamenti del PM10 da record
hanno sforato il bonus dei 35 sforamenti
Green Flash Mob, i dimostranti: “Restituiteci aria pulita!”
“Restituiteci aria pulita!“ con questo slogan una ventina di attivisti, alla presenza del presidente regionale di Legambiente Fausto Ferruzza, in tuta gialla e mascherina con in mano cartelloni e striscioni hanno dato vita ad un green flash mob. Un’azione simbolica contro le polveri sottili e l’inquinamento atmosferico. L’iniziativa, organizzata da Legambiente, in occasione della giornata nazionale di Mal’Aria, si è svolta stamane in piazza Indipendenza (angolo via XXVII Aprile).
“Anche se i dati toscani sono un po’ migliori dell’anno scorso, in valore assoluto sono ancora preoccupanti e ci obbligano a monitorare seriamente la situazione. Le amministrazioni, da parte loro, facciano la loro parte. Incentivando l’uso della mobilità dolce e potenziando il trasporto pubblico (specie tramviario, a Firenze ancora colpevolmente fermo alla linea 1!) – ancora, promuovendo l’innovazione tecnologica nel riscaldamento domestico …” – dichiara Fausto Ferruzza, Presidente Legambiente Toscana.
A far scattare l’emergenza smog durante i mesi invernali sono sempre le polveri fini, ovvero il PM10 e il PM2,5. Anche nel 2013 sono stati tre i capoluoghi di provincia toscani (Firenze, Lucca e Prato) che hanno maggiormente superato il bonus di 35 giorni previsti per legge (cit. DL 155/2010: limite giornaliero di protezione per la salute umana del PM10 di 50 µg/m3) secondo la classifica di Legambiente “PM10 ti tengo d’occhio” (dati disponibili e diffusi sui siti delle Arpa Regionali). Nel redigere questa classifica si è presa come riferimento la centralina peggiore (ovvero che ha registrato il maggior numero di superamenti nel corso dell’anno).
Lieve miglioramento per Firenze che, nella classifica nazionale dell’annuale Rapporto Mal’Aria di Legambiente, scende in positivo di 6 posizioni piazzandosi al 29° posto (centralina di Ponte alle Mosse 46 giorni di superamento) con 22 giorni di sforamento in meno rispetto al 2012. In valore assoluto, non va bene neppure per la centralina di Firenze Gramsci, con 36 giorni di sforamento, motivo per cui Firenze si conferma comunque la località toscana che registra la quantità di giorni più alta per il superamento del limite consentito dalla legge. Migliora di una posizione, rispetto all’anno precedente, anche Lucca (centralina Micheletto) con 41 giorni di sforamento, 13 in meno rispetto all’anno precedente, e si colloca al 32° posto della classifica nazionale. Sopra la soglia consentita anche Prato (centralina di via Ferrucci) con 37 giorni di superamento, 15 in più rispetto al 2012, sale in negativo nella classifica nazionale (34°). L’altra centralina che misura la salute dell’aria a Prato, quella di via Roma (angolo con via Zarini) ha superato 32 volte il limite giornaliero (50 microgrammi al m3), mentre la centralina di via Soffici alle Fontanelle è stata dismessa dalla Regione nel 2010 per motivi di risparmio. Da sottolineare che a Prato non esiste una centralina di fondo ed i dati di riferimento sono quelli della centralina di Montale (PT) zona Prato – Pistoia che con i suoi 47 giorni di superamenti presenta una situazione ancora peggiore. Nel 2010, inoltre, una delibera regionale ha tolto Prato dalle città a rischio “crisi ambientale”, sottraendola dunque agli stessi obblighi di legge previsti per Firenze e dichiarandola più vicina alla situazione pistoiese. Legambiente chiede, invece, che sia reinserita nei comuni con situazioni di rischio superamento dei valori limite e delle soglie di allarme per poter ottenere risorse economiche al fine di ridurre il rischio.
Ma se i numeri registrati sulla qualità dell’aria nelle città toscane nel 2013 risultano essere indubbiamente sconfortanti, anche il 2014 si apre come un anno decisamente critico. Dal sito ARPAT emerge che nei primi giorni del 2014 e precisamente aggiornati al 03 febbraio 2014 siano già numerose le giornate di superamento in quasi tutte le centraline delle città capoluogo toscane. Nella centralina di Firenze (Ponte alle Mosse) si sono già registrati 3 giorni di superamento, 4 in quella di via Gramsci, a Prato (via Roma) 9 giorni di sforamento e 10 nella centralina Prato (Ferrucci), 4 a Pisa (Borghetto), 6 a Pisa (Passi), 6 a Pistoia nella centralina di via Signorelli e 9 nella centralina di Pistoia Montale.
Ma il quadro critico era stato già pesantemente osservato a Dicembre quando, tra il 4 il 12, quindi per ben 8 giorni consecutivi si sono sforati i limiti di Pm10 consentiti dalla legge. Dalle stesse centraline Arpat si evidenziava un inquinamento assolutamente abnorme per concentrazioni di polveri sottili anche nelle cosidette centraline “di fondo” come Boboli, Bassi e Scandicci. Complici anche le condizioni meteo (nebbia, alta pressione, assenza di vento) i numeri evidenziati sono stati davvero allarmanti. La prima centralina a segnalare il pericolo da PM10 è stata quella di Ponte alle Mosse (che gli costa il nominativo di maglia nera e più inquinata della Toscana), costantemente oltre i limiti, dove martedì 10 dicembre sono stati sforati 118 µg/m3 (oltre il doppio consentito dalla legge). Ma persino nella verde centralina di Boboli le cose non vanno meglio dove, il 10 dicembre, si sono raggiunti 76 µg/m3 e in quella di Scandicci si sono sforati 116 µg/m3 il 12 dicembre.
La concentrazione nell’aria di biossido di azoto (NO2) costituisce, insieme al particolato fine e all’ozono, uno tra i maggiori problemi rilevati. Le emissioni di ossido di azoto derivanti dai processi di combustione e, specialmente nei centri urbani, dal traffico automobilistico e dal riscaldamento domestico, nel corso degli ultimi anni, non hanno subito la riduzione che ha invece caratterizzato altre emissioni inquinanti. La media dei valori medi annuali, registrati dalle centraline urbane sul territorio comunale, dimostrano come Firenze piazzandosi al 1° posto nazionale (59,7 µg/m3 ), in negativo, non è riuscita a rispettare i limiti superando quello indicato dalla legge con un valore medio di 40 μg/m3. Le altre città toscane, per la maggior parte, si trovano a metà classifica. (Fonte: Legambiente, rapporto Ecosistema Urbano XX edizione 2013 (dati 2012)
A preoccupare maggiormente nei mesi estivi, ci sono i livelli di ozono un composto la cui presenza nelle porzioni più basse (la troposfera) non è di origine naturale e risulta essere dannosa per la salute dell’uomo. I limiti previsti dalla normativa (D.Lgs. 155 del 2010) per le emissioni di ozono troposferico (O3) che consentono un massimo di 25 giorni di superamento della soglia giornaliera pari a 120 µg/m3 mediata su otto ore consecutive. In Toscana, i limiti, sono stati superati da città come Firenze (24° nella classifica nazionale) rispettivamente con 59 giorni di superamento, Arezzo (26°) con 56, Grosseto (43°) con 41, Livorno (45°) e Lucca (46°) con rispettivamente 35 e 34 giorni di superamento.
Gli effetti dell’inquinamento atmosferico sulla salute dell’uomo sono ormai noti. Da uno studio del 2010 (Healt and Environment in Europe: Progress Assessment 2010) emerge che le morti infantili legate alle malattie respiratorie, anche se in calo, corrispondono ancora al 12% del totale e che c’è una nuova visione ormai acquisita sugli impatti delle polveri sottili (PM10 e PM2.5) relativamente alle malattie cardiovascolari. Molti studi recenti indicano l’inquinamento dell’aria come la maggior causa di ricoveri, malattie e morti per problemi respiratori. Il particolato fine riduce le aspettative di vita di circa 9 mesi e che è la causa dell’insorgere di nuove malattie respiratorie. Ad oggi l’asma è una delle malattie croniche più comuni nei bambini, specialmente nelle aree urbane. Secondo tale studio se si riducessero le concentrazioni di polveri sottili fino a 20 µg/m3 si ridurrebbero i casi sanitari del 7% e si ridurrebbe la mortalità del 15%. Se venissero attuate le indicazioni previste dalle norme in vigore attualmente si stima che le emissioni delle polveri sottili verrebbero ridotte del 50% e si ridurrebbero di 500 mila unità le morti legati ai processi di inquinamento.